Il veleno in Italia | Il veleno in Andalusia | Il veleno in Aragona
Chi e perché L’uso del veleno è un fenomeno diffuso in molte aree europee, solitamente praticato da soggetti che tentano di difendere, in modo del tutto illegale e scorretto, il bestiame al pascolo da predatori terrestri come volpi, cani randagi, lupi, orsi e linci, oppure per proteggere specie cacciabili come pernici, fagiani, lepri ed ungulati dalla predazione di rapaci, volpi, lupi, linci o ancora per preservare le colture dal saccheggio da parte degli orsi. Purtroppo, in gran parte la diffusione di bocconi avvelenati è finalizzata principalmente all’uccisione del lupo. Bisogna ricordare che il lupo, principale vittima del veleno, è una specie di grande importanza per il controllo delle popolazioni di cinghiale, sua preda prediletta, e che spesso al lupo vengono attribuite aggressioni che sono, invece, opera di cani randagi.
Come Questa pratica viene attuata con lo spargimento di esche avvelenate o, addirittura, di carcasse di animali cosparse di veleno. I veleni utilizzati sono molti: molluschicidi (metaldeide, methiocarb), rodenticidi (fosfuro di zinco, stricnina), pesticidi (organoclorurati, organofosforici, carbamati, piretroidi, erbicidi), cianuro etc... Alcuni di essi sono facilmente reperibili perché si tratta di prodotti usati in agricoltura; altri veleni sono proibiti da anni, ma ciononostante vengono ancora utilizzati. Ne è un esempio la stricnina, probabilmente portata in Italia clandestinamente dall’Est europeo dove è più facilmente reperibile. Nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga così come in altre aree dell’Italia centrale (Parco Nazionale d’Abruzzo, Parco Regionale dei Monti Sibillini, Parco Regionale del Velino Sirente) la sostanza tossica maggiormente utilizzata è la stricnina. Spesso le esche avvelenate sono inserite in bocconi di carne di varia tipologia oppure all’interno di uova. Talora vengono anche disciolti in bevande o cosparsi tra le granaglie. I veleni, ingeriti in quantità consistenti, determinano intossicazioni acute che provocano sintomi neurologici, emorragici o gastroenterici seguiti dalla morte dell’animale. La maggior parte dei veleni non ha un antidoto specifico.
Le vittime Oltre ad essere una pratica illegale, l’uso del veleno è una pratica non selettiva che può provocare la morte diretta ed indiretta di numerose specie di animali sia domestici che selvatici. Cani, volpi, lupi, orsi e cinghiali sono vittime dirette degli avvelenamenti ma specie quali i rapaci necrofagi (nibbio reale, gipeto, capovaccaio, grifone, aquila reale, etc...) ne sono vittime collaterali, cibandosi non solo delle carcasse o delle esche avvelenate, ma anche degli animali deceduti per avvelenamento. Più raramente l’avvelenamento è finalizzato specificatamente all’uccisione di rapaci necrofagi. Una sola carcassa avvelenata, dunque, può provocare una vera e propria strage, uccidendo numerosi individui appartenenti a specie diverse. L’uso illegale del veleno è responsabile o co-responsabile, assieme all’abbattimento con armi da fuoco, della scomparsa dell’orso e del lupo da molte aree europee ed anche dell’estinzione o della drastica diminuzione di molte specie di rapaci.
Le indagini L’uso illegale del veleno è un fenomeno che va combattuto su diversi fronti e con diversi approcci. Le misure più ovvie e più praticate sono il pagamento tempestivo e congruo dei capi di bestiame predati e dei danni alla colture ed un’opera di sensibilizzazione finalizzata a stimolare un’evoluzione culturale nelle categorie più coinvolte. L’aspetto che senza dubbio risulta più difficile da affrontare è quello di prevenire l’uso illegale del veleno rendendo più probabile la punizione del reato. Oggi l’impossibilità di individuare “a vista” le esche avvelenate sparse sul territorio, che vengono reperite casualmente o solo dopo che abbiano fatto stragi di animali, e la difficoltà delle indagini diagnostiche sui cadaveri e sulle esche fa sì che solo raramente i responsabili vengano individuati e puniti. Il progetto LIFE+ ANTIDOTO si prefigge, con i Nuclei Cinofili Antiveleno e la Strategia contro l’uso del veleno, anche lo scopo di fornire gli strumenti per evitare che chi sparge esche avvelenate abbia garantita, come accade oggi, la quasi totale impunità.
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