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Un momento del convegno finale di ANTIDOTO

Panoramica sull’uso del veleno in Europa al convegno finale del progetto LIFE ANTIDOTO

Al convegno finale del progetto LIFE ANTIDOTO intitolato “L’avvelenamento della fauna selvatica in Europa. Impatto sulle specie minacciate e misure di contrasto”, svoltosi nel Parco Gran Sasso Laga (Fonte Cerreto, Assergi, AQ) il 24 e 25 ottobre scorsi, numerosi interventi di relatori provenienti da vari paesi europei hanno permesso di avere un quadro dettagliato, e purtroppo allarmante, dell’uso del veleno e delle sue conseguenze sulla fauna e, in particolare, sulle specie di mammiferi e rapaci più rari e minacciati. I contributi hanno consentito, inoltre, di illustrare le diverse e numerose misure di contrasto che vengono messe in atto in Europa.

La prima sessione del convegno è stata dedicata ad illustrare le attività realizzate nell’ambito del progetto LIFE ANTIDOTO ed i risultati ottenuti nelle tre aree di progetto: il Parco Gran Sasso Laga, la regione Andalusia e la regione Aragona.

I due Nuclei Cinofili Antiveleno attivati dal Parco Gran Sasso Laga e gestiti in collaborazione con il Corpo Forestale dello Stato hanno effettuato, dalla fine del 2010, 131 ispezioni preventive nel territorio del Parco e 55 ispezioni urgenti (per la stragrande maggioranza svolte in altre aree protette italiane, dal Parco Nazionale d’Abruzzo al Parco Nazionale dei Monti Sibillini, al Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi). In 13 casi le ispezioni urgenti hanno permesso di individuare e rimuovere bocconi e carcasse avvelenati, talora disseminati in aree particolarmente sensibili per specie quali orso bruno marsicano e grifone.

Il Parco ha, inoltre, svolto un’ampia attività di sensibilizzazione e divulgazione sia a livello locale che italiano, supportata dalla pubblicazione di nutrito materiale tecnico e didattico. La Junta de Andalucía ha contribuito al progetto LIFE ANTIDOTO con l’addestramento dei cani per i nuclei del Parco Gran Sasso Laga e del Gobierno de Aragón e con lo sviluppo di attività sinergiche di contrasto all’uso del veleno che si aggiungono a quella già in atto, da tempo, nel territorio andaluso. Nell’ambito di ANTIDOTO lo sforzo di coinvolgimento e sensibilizzazione delle categorie di interesse viene portato avanti con sessioni di lavoro sul campo capillari, una sorta di “porta a porta”, che tocca soprattutto cacciatori ed allevatori (412 incontri).

In Aragona il Nucleo Cinofilo Antiveleno che, grazie ad ANTIDOTO, opera nella regione dal 2011 ha compiuto sinora 77 ispezioni preventive e 46 ispezioni urgenti, individuando 16 possibili casi di avvelenamento di cui due accertati. Attività di sensibilizzazione viene svolta con la distribuzione di materiale divulgativo e tecnico e con la partecipazione ad eventi pubblici ed incontri mirati.

Il Gobierno de Aragón, inoltre, porta avanti un’importante attività di carattere diagnostico presso il Centro Recupero de L’Alfranca (Saragozza), struttura che dal 1994 al 2012 ha accertato 855 casi di avvelenamento, la maggior parte dei quali riguardanti il grifone (213 esemplari). Numerosi sono anche i casi che hanno interessato altre specie di rapaci quali nibbio reale (61), capovaccaio (48), nibbio bruno (45), aquila reale (30) e gipeto (14).

 

Una seconda sessione del convegno ha affrontato il problema del veleno in Europa e permesso di illustrare le attività che altri progetti LIFE stanno sviluppando in Spagna, in Ungheria, in Grecia ed in Bulgaria.

Si è partiti dalla Spagna, paese in cui il veleno viene utilizzato soprattutto in ambito venatorio per colpire le volpi e determina un impatto rilevante su molti rapaci necrofagi. I numeri riportati dai relatori riguardanti gli esemplari annualmente morti per avvelenamento hanno lasciato sbalorditi gli uditori: si tratta, infatti, di molte centinaia di vittime. Le sostanze maggiormente impiegate sono i biocidi, carbammati in particolare. Per capovaccaio e gipeto (due delle quattro specie di avvoltoi presenti in Europa), l’impatto del veleno può variare localmente a seconda delle classi di età e del sesso (probabilmente in relazione alle abitudini alimentari), con conseguenze diverse e difficilmente prevedibili sull’andamento delle popolazioni.

Per fronteggiare il fenomeno, in Spagna il progetto LIFE VeneNo prevede, tra l’altro, l’impiego di nuclei cinofili e l’attivazione di un numero SOS per le emergenze (beneficiario coordinatore SEO-BirdLife, www.venenono.org) mentre il progetto LIFE IAP cerca di stimolare il coinvolgimento delle autorità locali di una zona dell’Andalusia nella lotta all’uso del veleno attraverso la stipula di specifici accordi con i Comuni (ben. coor. Fundación Gypaetus, www.lifeagainstpoison.org).

Nei paesi balcanici l’uso del veleno è correlato strettamente alla pratica dell’allevamento ed alla difesa del bestiame dal lupo e dall’orso e colpisce in modo severo sia l’orso che molte specie di rapaci, avvoltoi e non.

In Bulgaria e Grecia sono operative alcune attività di contrasto all’uso del veleno nell’ambito del progetto LIFE Neophron (BSPB BirdLife Bulgaria, lifeneophron.eu), che mira alla salvaguardia del capovaccaio, altra specie particolarmente minacciata ed estremamente sensibile all’uso del veleno, mentre in Grecia ulteriori iniziative contro l’uso del veleno, incluso l’impiego di unità cinofile, saranno attivate nell’ambito del progetto LIFE ARCPIN (ben. coor. Comune di Grevena), finalizzato alla tutela dell’orso.

In Ungheria il progetto LIFE Helicon, che mira alla conservazione dell’aquila imperiale, specie particolarmente colpita dal veleno insieme ad aquila di mare ed aquila reale, può contare su di un piccolo nucleo cinofilo antiveleno (ben. coor. MME BirdLife Hungary, www.imperialeagle.hu).

La panoramica sulla situazione europea si è chiusa con la trattazione del fenomeno dell’avvelenamento “secondario” che interessa il nibbio reale in Gran Bretagna. Il nibbio reale, rapace reintrodotto negli ultimi 20 anni nell’isola Britannica e, più recentemente, in Irlanda, viene colpito severamente dall’uso massiccio, in questo caso purtroppo legale, di rodenticidi impiegati per difendere le colture dalle arvicole. Questa pratica viene adottata soprattutto in Scozia, dove la specie, infatti, stenta a reinsediarsi.

 

Infine è stato trattato il grave fenomeno dell’avvelenamento da piombo che può colpire i necrofagi che si alimentano di carcasse di animali uccisi con munizioni di piombo. A questi si aggiungono gli uccelli acquatici che, alimentandosi nei fondali di zone umide nelle quali viene praticata l’attività venatoria, ingeriscono incidentalmente pallini di piombo. L’avvelenamento da piombo è un fenomeno che dovrebbe allarmare maggiormente ed indurre a prendere decisioni efficaci sul fronte della tipologia di munizionamento da caccia dal momento che può avere serie conseguenze sia sulla conservazione di molte specie di uccelli che sulla salute umana.

 

Il giorno 25 ottobre i partecipanti al convegno hanno potuto assistere, nel corso di un’escursione sul versante aquilano del Parco Nazionale Gran Sasso-Laga, all’attività dei Nuclei Cinofili Antiveleno. I conduttori Alberto Angelini ed Alessandra Mango hanno spiegato le modalità con le quali i cani vengono addestrati alla ricerca dei bocconi avvelenati ed operano nelle ispezioni sul campo.

 

I partecipanti al convegno

 

Un relatore del convegno

 

Escursione nel Parco Nazionale Gran Sasso-Laga

 

Il conduttore Alberto Angelini con Maya durante una dimostrazione del lavoro dei Nuclei Cinofili Antiveleno

 

Il conduttore Alessandra Mango illustra ai presenti i fondamenti dell’addestramento dei cani per la ricerca del veleno