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[Gypaetus barbatus]

 

Carta d’indentità

Gipeto (foto M. Mendi)
Gipeto (foto M. Mendi).

Apertura alare: 262-282 cm.

Piumaggio dell’adulto: dorso ed ali scure, ventre e testa chiari.

Silhouette: snella, più simile ad un grosso falcone che a quella di un avvoltoio a causa delle lunghe ali e della lunga coda.

Ambiente: aree montuose con pareti rocciose.

Nidificazione: in cavità di pareti rocciose.

Cibo: ossa di carogne.

Uova: 2.

Presenza: gli adulti sono sedentari, i giovani compiono anche significativi movimenti erratici.

 

Distribuzione e status

Il gipeto è una specie caratterizzata da una ampissima distribuzione, che tocca l’Europa, l’Asia, l’Africa, il Medio oriente, la Cina e la Russia. In Europa la specie si distribuisce nelle regioni meridionali e conta meno di 200 coppie, per lo più concentrate in Spagna (circa 100 coppie).

Popolazioni consistenti si trovano in Turchia (400-700 coppie) ed in Russia (50-100 coppie).

Birdlife International classifica il gipeto tra le specie “Vulnerabili” perché a livello europeo ha subito un moderato declino, soprattutto in Turchia.

 

In Italia

Il gipeto storicamente era presente sulle Alpi, in Sardegna, in Sicilia ed in alcune aree appenniniche. E’ scomparso prima dalla Sicilia, quindi dalla Sardegna e, all’inizio del XX secolo, anche dalle Alpi occidentali, suo ultimo rifugio.

Negli anni ’70 ha avuto inizio un progetto per la reintroduzione della specie che, con il coinvolgimento di numerosi enti e giardini zoologici europei ha visto la liberazione di 144 esemplari nati in cattività tra il 1986 ed il 2006. Ciò ha portato all’insediamento, nel 2006, di nove coppie riproduttive e di una quindicina di coppie territoriali.

Un progetto per la reintroduzione della specie in Sardegna è stato stroncato sul nascere dall’uso del veleno, pratica usuale nell’isola. Infatti tre giovani esemplari di gipeto che erano stati liberati nel maggio 2008 nell’ambito di un progetto Interreg Sardegna-Corsica portato avanti dalla Provincia di Nuoro con il sostegno della Regione Sardegna sono stati rinvenuti morti a tre mesi dal rilascio a causa di bocconi avvelenati con topicida ed altri composti nocivi.

 

In Spagna

In Spagna la specie era distribuita in tutte le catene montuose fino agli inizi del XX secolo. Già oggetto di persecuzione umana con la raccolta di uova e l’abbattimento di esemplari, il gipeto è stato definitivamente sterminato da intense e periodiche campagne di avvelenamento messe in atto dagli anni ’50 in poi, tanto che oggi sopravvive solo sui Pireni con circa 100 coppie, che rappresentano oltre il 95% dell’intera popolazione europea.

In Andalusia la specie, comune fino alla metà del XIX secolo, si è riprodotta per l’ultima volta nel 1983 ed è definitivamente scomparsa tre anni più tardi. Dal 2004 è in corso un progetto LIFE Natura, realizzato dalla Fondazione Gipeto e dalla Consejeria de Medio Ambiente della Junta de Andalucia, finalizzato alla reintroduzione del gipeto nelle montagne del Parco Naturale di Cazorla, Segura e las Villas. Il progetto ha come obiettivi principali il potenziamento della riproduzione in cattività, la liberazione dei giovani nati in cattività e la lotta al veleno, sua principale minaccia.

L’Aragona, nelle aree pirenaiche, ospita 69 coppie di gipeto. Il Departamento de Medio Ambiente del Gobierno de Aragón ha iniziato nel 1994 un piano di recupero che prevede, tra le altre azioni, la creazioni di punti di alimentazione supplementare, il monitoraggio della specie, il controllo della riproduzione e la liberazione di giovani esemplari nati in cattività.

 

Minacce

Il veleno appare, soprattutto in Spagna, una delle minacce più gravi per la conservazione della specie. Altre minacce sono l’antropizzazione del territorio, l’avvelenamento da piombo, l’elettrocuzione, l’impatto contro linee elettriche ed impianti eolici, il bracconaggio, la minor disponibilità di cibo legata anche alla chiusura di discariche e dei luoghi, in Spagna, dove gli allevatori erano soliti smaltire i capi di bestiame morti, chiamati muladares o vertederos.